La macchina fotografica è per me un blocco di schizzi, lo strumento dell'intuito e della spontaneità. Fotografare è trattenere il respiro quando le nostre facoltà convergono per captare la realtà fugace; a questo punto l'immagine catturata diventa una grande gioia fisica e intellettuale. Fotografare è riconoscere nello stesso istante e in una frazione di secondo un evento e il rigoroso assetto delle forme percepite con lo sguardo che esprimono e significano tale evento. È porre sulla stessa linea di mira la mente, gli occhi e il cuore. È un modo di vivere.

(Henri Cartier-Bresson)

domenica 26 agosto 2012

IN VIAGGIO CON IL PICCOLO PRINCIPE


IN VIAGGIO CON IL PICCOLO PRINCIPE 
Un viaggio in noi stessi?

La Compagnia del Barone Rampante, grazie alla sapiente supervisione di Maximilian Nisi ed alla bravura di tutti i suoi attori ed attrici (molti dei quali giovanissimi) ha saputo dare una dimensione in più al racconto di Antoine de Saint-Exupéry riuscendo a mettere in scena (cosa rara di questi tempi) una storia che fa riflettere su noi stessi e che ci insegna a vedere gli altri sotto una prospettiva diversa… con gli occhi di un bambino.

L’intera storia può essere considerata come una sorta di catarsi dove l’autore-pilota Saint-Exupéry dal suo letto d’ospedale, quasi completamente carbonizzato ed in punto di morte intraprende una sorta di viaggio psicologico accompagnato dal Piccolo Principe che, come un piccolo genio, pone domande (a partire dalla primissima domanda: “Mi disegni, per favore, una pecora?”) a tutta una serie di personaggi che rappresentano il mondo degli adulti: una regina, una vanitosa, un’ubriacona, una donna d’affari una lampionaia ed una geografa per arrivare, con una sorta di ironia socratica, sempre alla solita conclusione: i grandi sono ben strani. Questi ragionamenti fanno riflettere l’autore (e noi) e ci fanno capire che molte cose che noi diamo per scontato come importanti in realtà non lo sono affatto.

Emblematico è il dialogo che il Piccolo Principe ha con la donna d’affari che passa tutto il suo tempo a contare e ricontare le stelle credendo così di possederle e sentendosi ricca: "Io", disse il Piccolo Principe, "possiedo un fiore che innaffio tutti i giorni. Possiedo tre vulcani dei quali spazzo il camino tutte le settimane. Spazzo il camino anche di quello spento. Non si sa mai. E utile ai miei vulcani, è utile al mio fiore, ma tu non sei utile alle stelle…".

Il Piccolo Principe è anche una storia d’amore; anzi, è forse qualcosa di più perché ci spiega cos’è l’amore attraverso due importanti personaggi: la rosa e la volpe.
La rosa, è per il Piccolo Principe la cosa più preziosa, egli crede che sia unica in tutto l’universo ma poi scopre sulla terra altre migliaia di rose, la sua rosa è uguale a tutte le altre rose del mondo?  

Egli si dispera nel trovare una risposta a questo interrogativo ma ecco che in suo aiuto arriva la volpe, non un essere astuto e malvagio, come viene spesso rappresentato nella cultura popolare, ma piuttosto un guida, un saggio che ci dona uno dei più importanti insegnamenti di questa storia: l’importanza di creare legami, si vive bene solo se si fanno prevalere i sentimenti; conoscere significa addomesticare, addomesticare ci fa diventare responsabili per sempre di ciò che si ha addomesticato. Bisogna guardare con il cuore, non con gli occhi. Ed il Piccolo Principe capisce che la sua rosa è diversa da tutte le altre: “Voi non siete per niente simili alla mia rosa, voi non siete ancora niente. Nessuno vi ha addomesticato e voi non avete addomesticato nessuno. Voi siete come era la mia volpe. Non era che una volpe uguale a centomila altre. Ma ne ho fatto il mio amico e ne ho fatto per me unica al mondo".”

Non va solo considerata una storia per bambini ma, in senso più profondo, è una sorta di processo conoscitivo attraverso il quale ci si libera dalle impurità dello spirito per tornare allo stato di purezza originaria ritrovando il bambino interiore, in grado di sprecare beatamente il suo tempo per gustare il mondo che lo circonda, affascinarsi e vivere le relazioni con innocenza e sincerità e cogliere l’essenziale, che come tutti ormai sappiamo grazie a questa splendida favola, è invisibile agli occhi.

Un grazie alla  Compagnia del Barone Rampante per  la bellissima rappresentazione








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